Maurizio Gatti


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Tecnica

Tai Chi Chuan

Tecnica

Scopo di questa arte è stimolare il libero fluire dell'energia vitale e così ristabilire armonia ed equilibrio tra corpo, mente e spirito.

Nel movimento Ying e Yang si separano, nella quiete si uniscono.

Bisogna evitare il troppo o il troppo poco (ossia ogni eccesso è da bandire: posizioni troppo basse o troppo alte, ecc.).

Cedi se l’avversario si allunga, allungati se l’avversario cede.

Vincere la durezza con la morbidezza viene chiamato “cedere” (Zou), seguire l’avversario mantenendo una posizione favorevole viene invece definito “aderire” (Nian).

Se il mio avversario è veloce io sono veloce,
se è lento io sono lento.

In una miriade di situazioni diverse il principio è lo stesso.
Siate vuoti (il vuoto mentale è di grande importanza in tutte le arti marziali), agili, mantenete l’energia alla sommità del capo (questo significa che dobbiamo essere mentalmente concentrati) e immergete il Qi nel Dan Tian (dobbiamo cioè adottare una respirazione di tipo diaframmatica, addominale).
Il corpo deve essere diritto e non pendere da una parte o dall’altra. Sparite all’improvviso (se l’avversario vi attacca) e apparite all’improvviso (quando volete attaccare).
Se l’avversario preme a sinistra “vuotate” la vostra parte sinistra, se preme a destra “vuotate” la destra (non dobbiamo cioè opporre forza alla forza).
Se l’avversario attacca forte io (tramite la morbidezza) divento ancora più forte, se l’avversario è morbido io divento ancora più morbido (da osservare che la traduzione di questo passo è piuttosto controversa; infatti la parola Yang che è usata nel testo può significare sia alto che forte, la parola Fu vuol dire sia basso che morbido. Per questo motivo il passo è spesso tradotto erroneamente, nel seguente modo: “se l’avversario attacca verso l’alto io divento più alto, se l’avversario attacca verso il basso io divento più basso”).
Quando si avanza, la distanza è lunga, quando si indietreggia è invece corta.
Questa frase può essere interpretata in due modi, il primo dei quali è: quando avanzo mi allungo al massimo per rubare la distanza all’avversario, quando indietreggio non mi allontano troppo per schivare e contemporaneamente aderire all’avversario.
La seconda interpretazione è la seguente: quando l’avversario avanza contro di me , la distanza gli sembra lunghissima, mentre quando sono io che lo incalzo egli non riesce ad andare sufficientemente indietro.
Né una piuma, né una mosca possono posarsi sul mio corpo (senza che il loro peso venga percepito e provochi uno spostamento).
L’avversario non mi comprende, ma io lo comprendo. Chi arriva a questo livello è un combattente senza pari.Il detto “pochi grammi deviano una forza di centinaia di chili” indica che si può vincere senza utilizzare forza muscolare.

La cosa fondamentale è “dimenticare” se stessi e “seguire” l’avversario (non bisogna cioè voler imporre la propria azione, ma adattarsi a quella dell’avversario in accordo con il principio taoista del Wu Wei, ossia del “non agire”).

La pratica attenta e costante di queste tecniche, grazie alla loro morbidezza, alla circolarità e alla lentezza con cui vengono eseguiti, rende il corpo più agile e armonioso, migliora la postura ed ha un effetto benefico sul sistema nervoso e sulla circolazione.
All’interno degli stili del Tai Chi Chuan vi sono : il Chen, lo Yang, il Sun e il Wu, ma i più popolari sono lo Yang e il Chen.


All'origine degli stili interni vi è probabilmente la fusione tra le pratiche meditative del Buddismo e del Taoismo con quelle marziali preesistenti dei villaggi cinesi.
La meditazione richiede, infatti, la ricerca di un equilibrio sia fisico che mentale, idea poi fatta propria da altre arti marziali che hanno posto il lavoro sul baricentro fisico proprio e dell'avversario al centro delle tecniche di difesa e di combattimento.
I praticanti degli stili interni, infatti, perseguono il controllo totale e continuo del corpo che consente loro di passare con leggerezza da una tecnica all'altra, prima neutralizzando gli attacchi avversari attraverso la contrazione della propria energia per poi colpire espandendola.
Per questo motivo vedendo combattere un praticante di stile interno non si nota mai l'applicazione di forze, ma solo una ridirezione di quella del suo avversario, senza mai tradire, nella propria espressione o atteggiamento, i reali intendimenti e senza mai mostrare affanno fisico.
I loro movimenti, sempre rilassati e morbidi, sono inoltre ottenuti dalla partecipazione di tutta la persona: un pugno nasce dal terreno e passa attraverso il corpo, con piedi, gambe, anche e spalle che lavorano separatamente ma insieme per conseguire l'effetto ricercato.


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